MARC MARQUEZ, 10 e lode – “I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per se stessi. Se ne stanno al loro posto nell’infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo in là rispetto agli altri. Sono numeri sospettosi e solitari“. Il pluri-titolato di Cervera lo è sempre stato un passo in là rispetto agli altri, sin dal principio. Sin dai primi metri macinati su quell’asfalto che poi è divenuto il terreno fertile delle sue conquiste. Sin da quando ha osato sfidare il titano per eccellenza del motociclismo, imboccando la complanare virtuosa ma solitaria della solitudine. Sin da quando ha dato l’avvio a quel processo di perfezionamento che oggi lo approssima paurosamente ad una macchina termica dal rendimento pari a 1. Ineluttabile, implacabile, indistruttibile. Colmo di plenitudine.
FABIO QUARTARARO, 10 – “Tra i numeri primi ce ne sono alcuni ancora più speciali. I matematici li chiamano primi gemelli: sono coppie di numeri primi che se ne stanno vicini, anzi quasi vicini, perché fra di loro vi è sempre un numero pari che gli impedisce di toccarsi per davvero“. Chissà se, in un futuro che ci si augura il più prossimo possibile, El Diablo potrà indossare le vesti di un numero primo gemello a quello di Marquez: tanto prossimi, per talento e spensieratezza, quanto distanti per background ed esperienza. Il duello di domenica, secreto all’ultima curva, ha creato un’atmosfera magica, surreale: “C’era uno spazio comune tra di loro, i cui confini non erano ben delineati, dove sembrava non mancare nulla e dove l’aria pareva immobile, imperturbata“.
MAVERICK VINALES, 9 – “Le scelte si fanno in pochi secondi e si scontano per il tempo restante“. Le sue partenze a scoppio ritardato, ormai divenute un must, hanno limitato di gran lunga la brillantezza e la talentuosità di un pilota che, se si fossero disputate solo le seconde metà di gara, avrebbe seri problemi di spazio nella bacheca trofei. Buriram non ha fatto altro che confermare l’impietoso trend, regalando a Vinales l’ennesimo podio, ascendente vittoria.
ANDREA DOVIZIOSO, 7.5 – Il forlivese non ha usato tanti giri di parole nel post gara: “Marquez ci ha stracciati“. Una tagliente presa di coscienza, un’inevitabile riconoscimento del valore inestimabile del talento del Cabroncito. Un rosicamento grande quanto la Pangea per non aver saputo sfruttare al meglio, sia come pilota che come squadra, l’era “gestione gomme” della MotoGP.
ALEX RINS, 7 – Tagliare il traguardo da “sano” è già un buon risultato per colui che, dopo i clamorosi exploit di Austin e Silverstone, ha navigato un po’ nell’anonimato dilapidando punti e podi. Terzo in generale.
FRANCO MORBIDELLI, 7.5 – Miglior weekend della stagione dopo Jerez. Fisiologico ed inevitabile il calo nel finale della posteriore, ma coriaceo il tentativo di agguantare il podio nelle fasi iniziali.
JOAN MIR, 7.5 – Perde il duello interno con Rins, ma non si risparmia di rifilargli qualche bella spallata. L’infortunio pare non averlo scalfito più di tanto.
VALENTINO ROSSI, 5 – Un’orda inestimabile di appassionati si aspetta, ormai da un po’ di tempo, che il Dottore risorga come l’Araba Fenice e torni a sfoderare prestazioni degne della sua nomea. La dura realtà è che il copione a disposizione recita, inesorabilmente: “calo della gomma posteriore dopo 8 giri“. Se lo spettacolo è sempre lo stesso, conviene cambiare attore, teatro o insegnante? La mutazione da numero primo a primus inter pares è ormai completa.
DANILO PETRUCCI, 5.5 – Il barlume di speranza acceso nelle qualifiche affoga in un’altra scialba gara ai margini della top 10.
TAKAAKI NAKAGAMI, 6.5 – Costante.
FRANCESCO BAGNAIA, 6.5 – Bravo a riscattare la caduta nelle qualifiche e mancare per un soffio la top 10. In costante crescita.
CAL CRUTCHLOW, 5 – Inaccettabile che finisca dietro il suo pseudo compagno di team, con la versione 2018 della RC213-V.
POL ESPARGARO, 7 – Stoico a concludere la gara con un polso da poco fratturato, e prima KTM al traguardo.
JACK MILLER, 5 – Rovina un weekend da sogno spegnendo la moto in partenza e le possibilità di podio. Si conferma in piena regola, alla stregua di una sinusoide, l’altalenanza delle sue prestazioni.
ANDREA IANNONE, 6.5 – Traghetta un’Aprilia in balia del caos verso il porto sicuro della zona punti. Evidente la disparità di prestazione (e di dotazione?) col compagno di squadra.
MIGUEL OLIVEIRA, 5.5 – Senza infamia e senza lode.
TITO RABAT, 5.5 – Pari e patta con Oliveira.
JORGE LORENZO, 4.5 – Per usare una frase molto comune nel gergo dei meme, proveniente dal magico mondo dei Pokémon: “è così confuso da colpirsi da solo“. Il buon Giorgio-Pikachu cambia versione ogni giorno, dapprima assumendosi le responsabilità dei risultati, per poi rifilare con sufficienza stilettate alla casa madre. Il tutto senza dare una sterzata a quello che per lui può tranquillamente definirsi l’annus horribilis per eccellenza.
KAREL ABRAHAM, 5 – E che fai, te ne privi del penultimo posto?
HAFIZH SYAHRIN, 4.5 – Male-se.
ALEIX ESPARGARO, 4.5 – Sciupa con leggerezza una probabile top 10.
MIKA KALLIO, 5 – Bwoah.
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