16 ottobre 1999, Malesia, il nuovo tracciato realizzato dal celebre architetto Hermann Tilke entra in calendario come penultimo round della stagione, presentandosi come un perfetto antipasto dell’epilogo giapponese che sarebbe giunto due settimane dopo. L’atmosfera è sì tesa per la lotta al titolo tra Mika Hakkinen ed Eddie Irvine, vera sorpresa della stagione, ma è il ritorno in pista di Michael Schumacher a catalizzare le attenzioni dei mass media e degli appassionati. Michael, infortunato nello spettacolare quanto tremendo incidente di Silverstone, ritorna a pieno regime dopo soli tre mesi dalla frattura di tibia e perone della gamba destra, con l’obiettivo di aiutare Irvine a conquistare l’iride ed, al tempo stesso, dimostrare che quel violento impatto contro le barriere rappresenti ormai un ostacolo superato.
Michael Schumacher, sin dalle prime prove libere, conferma che la gamba destra, dopo l’incidente lievemente più corta della sinistra, non è più un problema. Il circuito di Sepang, per condizioni atmosferiche e conformazione del layout, richiede un importante sforzo sia fisico sia mentale e proprio per questo motivo il tedesco, sapendo quali sfide avrebbe incontrato nel weekend malese, prepara il proprio ritorno in pista alla perfezione, nonostante i soli tre mesi di riabilitazione sembrassero effettivamente insufficienti.
Appurata la competitività di Schumacher e della Ferrari a Sepang si giunge al sabato, giornata che presenta come evento centrale la sessione di qualifica: 60 minuti e 12 giri a disposizione per tutti i piloti, con l’obiettivo di concretizzare il miglior giro possibile.
Michael Schumacher è stratosferico, registra giri veloci su giri veloci, abbassando costantemente i tempi dei tre parziali presenti in pista; è carico, grintoso, rischia quanto più possibile nella ricerca del limite. In curva 14, ad esempio, raggiunge il punto di corda pizzicando il cordolo interno, ma in uscita di curva la F399 allarga la traiettoria trascinando il tedesco verso l’erba. Il “Kaiser”, però, non alza il piede e continua ad accelerare nonostante tutti e quattro gli pneumatici vadano al di fuori del tracciato.
Al termine della sessione il verdetto è sorprendente: Michael Schumacher conquista la Pole Position, seconda della stagione, ma ciò che stupisce non è la posizione raggiunta, bensì il distacco rifilato prima al compagno di squadra Irvine e poi a tutto il resto del gruppo. Tra le due Ferrari il gap è impressionante, con Schumacher che in 5.542 km di pista surclassa Eddie, costretto a subire un ritardo sul giro di ben 947 millesimi. Con il tempo di 1:39.688 Michael Schumacher è l’unico ad abbattere il muro dell’ 1:40, gli altri non reggono il ritmo: le McLaren di Coulthard ed Hakkinen, vicine ad Irvine, terminano le qualifiche ad 1.1” dal tedesco, nonostante il layout di Sepang facesse pensare ad una MP4/14 favorita su quasi ogni fronte.
La domenica si ripete la stessa sinfonia; niente e nessuno può fermare Michael Schumacher, che solo nei giri finali alza il ritmo e cede il primo posto ad Irvine per ovvi motivi di classifica. Ferrari, in tale modo, conquista una doppietta fondamentale, nonostante un post gara acceso e movimentato a causa di una presunta irregolarità del deflettore, eccedente di 10 millimetri in entrambe le F399. Confermato il successo si festeggia la vittoria di Irvine, la doppietta ed un titolo che sembra ora più vicino.
Nonostante ciò, probabilmente il Gran Premio della Malesia 1999 portò con sé qualcosa di ancor più importante: la consacrazione del “Kaiser di Kerpen”, che dall’anno successivo nessuno avrebbe più fermato. L’incidente di Silverstone sembrò talmente grave che inizialmente fece pensare ad un ritiro di Schumacher dalle corse, oppure ad una sosta prolungata. Col tempo, però, si capì che il recupero del tedesco stava procedendo velocemente, con la speranza sempre più concreta di osservare Michael nuovamente in pista nel nuovo millennio. Così non andò, poiché l’alfiere Ferrari raggiunse l’obiettivo di tornare a correre entro la fine della stagione.
Il ritorno a Kuala Lumpur fu miracoloso: la Pole Position fu l’esempio perfetto della forza di Michael, che in quel 16 ottobre 1999 applicò al motorsport il concetto di simbiosi uomo-macchina tanto decantato da Joseph Licklider.
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