All’inizio del terzo millennio il marchio automobilistico più importante del Giappone, la Toyota, decide di “saltare il fosso” e di iscriversi al Mondiale di Formula Uno. Nel 2001 paga la quota di iscrizione, ma non partecipa al campionato. Il team del Sol Levante si limita a produrre una vettura, la TF101, che disputa diversi test e che permette allo staff tecnico di raccogliere dati e riscontri in pista che saranno poi utili nel momento dell’esordio, cioè nel 2002.
Arriva il 2002 e tutto è pronto per il debutto. La squadra dispone di un budget enorme, dei piloti Salo e McNish e di un responsabile motori di livello assoluto quale Luca Marmorini. L’esordio a Melbourne vede Salo conquistare un punto grazie a un sesto posto, però l’ex pilota della Ferrari arriva dietro alla Minardi di Mark Webber e non sembra avere un ritmo veloce nel corso della gara. Al terzo appuntamento della stagione, a Interlagos, Salo giunge ancora sesto al traguardo. Da lì in poi, però, non arrivano più piazzamenti utili per la Toyota, che paga un’affidabilità carente nella parte centrale del campionato e un errore banale di Salo a Monza, che toccando la linea bianca in uscita dai box subisce un drive through che lo priva di un possibile quinto posto. A fine stagione la Toyota arriva ultima nel campionato costruttori, dietro anche alla Minardi. I due anni successivi portano qualche miglioramento nelle performance velocistiche, e Panis e Da Matta riescono a portare in più di un’occasione dei preziosi punti al team, ma i risultati sono insufficienti se paragonati alle ingenti risorse investite nel programma Formula Uno. In tre anni la Toyota non va oltre l’ottavo posto nel mondiale costruttori e due quinte piazze di Panis nel GP di Germania 2003 e Indianapolis 2004.
Per questo motivo i vertici aziendali decidono di affidarsi a due piloti affermati e di sicuro valore come Jarno Trulli e Ralf Schumacher. Nel primo appuntamento, a Melbourne, Trulli arriva nono a causa di un’eccessiva usura dei pneumatici posteriori, ma la prima fila conquistata e il ritmo iniziale dimostrano che la macchina c’è. Nei due GP seguenti arrivano due splendidi secondi posti grazie a Trulli. A Barcellona Jarno è di nuovo sul podio, terzo, e a Monaco a causa di una scordolata mentre cerca di sorpassare Fisichella al tornantino del Loews butta via un buon quinto posto. A Indianapolis Trulli conquista la prima pole position nella storia della Toyota, ma a causa dei problemi delle Michelin sul tracciato americano il gran risultato si rivela inutile: la Toyota e gli altri team gommati Michelin non corrono, e così sfuma una possibile vittoria di Jarno (o almeno un podio). Dal GP di Silverstone la Toyota introduce una nuova versione della TF105, chiamata Evo, ma gli aggiornamenti si rivelano inconsistenti e controproducenti, infatti gli italiani del team ribattezzano la vettura “MedioEvo”. Nonostante tutto Ralf Schumacher sale in cattedra arrivando terzo in Ungheria e in Cina e conquistando la pole a Suzuka, nel circuito della Honda. A fine stagione la Toyota si ritrova quarta nel campionato costruttori: un risultato importante e che nel Sol Levante vogliono veder replicato anche nella stagione successiva. Ma è facile a dirsi: difficile a farsi.
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